Sportive senza frontiere
Lo sport è un processo di liberazione e di relazione con l'altra, è la palla lanciata alla compagna di squadra, il pugno sferrato. Alcune donne, a cui spesso queste emozioni sono negate, si sono organizzate nelle palestre popolari e attraverso progetti di scambio e mutualismo che hanno rotto i confini. Lo sport è un momento di libertà, è un attimo dedicato a sé, alla riconnessione, alla sfida. E un piede che scatta veloce, una gamba che salta, un braccio ben teso. È la ripetizione sempre uguale, per ore e ore. E la scoperta del corpo, lo svuotamento, è l'esserci in quel momento. Lo sport è un processo di liberazione e di relazione con l'altra, è la palla lanciata alla compagna di squadra, il pugno sferrato durante una sessione di sparring. È un momento di gioia condivisa, risate, sudore, fatica. E uno sguardo fisso, o un incrocio di un secondo, è la complicita, l'incontro. Lo sport è la costruzione della consapevolezza dell'ambiente che si ha intorno. È sentire i propri piedi ben fissi per terra, conoscere l'angolo del campo, saper rincorrere una linea e correre per ore per strada, o saltellare con una corda in un prato bagnato. Eppure tutte queste esperienze vengono spesso negate e Molte ragazze smettono di allenarsi con le prime mestruazioni. Le donne si allontanano definitivamente dalla pratica sportiva dopo che hanno avuto figli. Le atlete sono spesso isolate nell'agonismo. E queste linee di oppressione e marginalizzazione sono ancora più forti in contesti di guerra e di occupazione militare, come nei territori palestinesi occupati e nei campi profughi palestinesi in Libano. Basket Beat Borders e Boxe contro l'assedio sono due progetti di cooperazione sportiva nati con l'intento superare i confini linguistici e materiali, anche solo per l'attimo di una partita o di uno scambio di guanti.